Una nuova strategia per una torre medievale “torturata” dalla storia
Il Palazzo del Principe ci osserva solenne appena entrati nel Ricetto di Candelo. Voluto da Sebastiano Ferrero nel 1496, è certamente l’edificio più importante del borgo medievale con la sua bella torre a dominare la piazzetta sottostante. Nei secoli è stato torturato da trasformazioni e rimaneggiamenti continui; i peggiori, nel corso dell’ultimo secolo, hanno imposto all’edificio utilizzi assurdi e molto distanti dai tempi in cui la dimora ospitava uno dei più illustri personaggi della storia biellese.
Come intervenire sul Palazzo del Principe? Si tratta di un semplice restauro oppure serve qualcosa di più?
Negli anni recenti la Fondazione Cassa di Risparmio di Biella, con una operazione lunga e complessa, è riuscita a compiere un piccolo miracolom riunendo la proprietà nella quasi interezza. Il passo successivo appare tuttavia ancora più arduo: Possiamo immaginare una nuova funzione per il maestoso palazzo cinquecentesco?
Sembrerà incredibile ma, pur parlando del più importante edificio del Ricetto, ci siamo subito accorti che avremmo dovuto “navigare a vista”. Infatti, nonostante la rilevanza del Palazzo, si conosce davvero poco sulle sue vicissitudini storiche. Dopo i Ferrero Fieschi, il disuso e la spoliazione; quindi un adespoto teatro ottocentesco, l’incendio del 1923, una pellicceria con alloggi privati negli anni ottanta, financo un luogo di loisir per un sedicente mago televisivo. Un quadro pieno di lacune e a tratti spettrale. Prima di ipotizzare un intervento, abbiamo lavorato alla rilettura delle cortine murarie, pura poesia per archeologi e studiosi di architettura antica, cercando di delineare gli articolati momenti evolutivi del Palazzo. Una storia indistinta incisa direttamente sui mattoni, nascosta tre le antiche travi, occultata nelle sovrapposizioni degli intonaci centenari. Cancellata e riscritta più volte, spesso con tratto maldestro. Un passato caliginoso che lascia molte domande senza risposta. E che ha richiesto scelte coraggiose.
Quale sarà dunque la rinnovata funzione del Palazzo del Principe?
Ci sono alcune ipotesi interessanti, calibrate sui più efficaci esempi di marketing dei beni culturali. Al di là del restauro materico è infatti necessario promuovere relazioni, cercare un pubblico e incoraggiarlo, stimolare l’interesse da parte di soggetti economici. Lavorando sul doppio contesto, territoriale e tematico, è indispensabile rendere sostenibile il programma. In definitiva, è necessario dare un’anima nuova al corpo.
Nel frattempo abbiamo affrontato e risolto i problemi più imminenti: rendere l’edificio strutturalmente sicuro, tratteggiare una distribuzione interna funzionale, integrare l’impiantistica di base, eliminare le mostruosità antistoriche, individuare e valorizzare quanto di storico sia ancora presente.
Ora, più che un singolo progetto, serve dunque una strategia progettuale da attuare nel tempo. Né è nato un programma generale, esteso all’intero complesso e strutturato per approfondimenti consecutivi. Fondamentale è stata la collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali che ha partecipato all’intervento fin dalle fasi preliminari, supervisionando costantemente il cantiere durante i lavori dei primi due lotti. Ad oggi sono stati completati i restauri esteriori: le facciate monumentali sono state liberate dalle molteplici superfetazioni accumulate nei secoli, e le magnifiche coperture in castagno sono state ricostruite in analogia, recuperando molti elementi originali. La torre ha subito un importante intervento di consolidamento strutturale alla parte svettante.
Il progetto proseguirà per step successivi fino alla completa rifunzionalizzazione del Palazzo. Un programma ambizioso che sarà realizzato negli anni a venire per lotti esecutivi, portando avanti parallelamente il restauro conservativo e l’integrazione delle nuove funzioni.